Liberamente randagia

Venerdì 9 novembre 2016 si è svolta l'iniziativa sul randagismo organizzata dal Progetto LiberaMente Randagia. 

La giornata è stata interessante, ricca di spunti di riflessione oltre che molto partecipata anche da rappresentanti delle amministrazioni. Abbiamo già avuto risposte positive che speriamo possono portare a aprire tavoli di discussione su obbiettivi realmente comuni.

Attraverso l'intervento di Michele Minunno abbiamo visto come il randagismo sia un fenomeno complesso e con molte sfaccettature, che non può avere un'unica soluzione se l'obiettivo è realmente migliorare le condizioni di vita di ognuno dei cani che incontriamo. Abbiamo visto le differenze tra il cane di famiglia, il cane randagio e i selvatici o semi-selvatici e le differenze che ci sono rispetto al livello di socializzazione con l'uomo.

L'intervento sulle staffette ha chiarito come molti di questi viaggi siano in realtà vere e proprie deportazioni, in totale assenza di tutta a documentazione necessaria per trasportare quei cani (o gatti), senza garanzie di destinazione o di tracciabilità.

Nella seconda parte è stata affrontata, con l'intervento di Pierluigi Raffo, la questione dei canili, di come sia necessario trasformare davvero il canile, passare da una logica di canile discarica a quella di canile come opportunità, per il cane e per chiunque voglia scegliere un compagno di vita. Il canile deve essere un luogo di cultura oltre che di transito, perchè per i cani che vi sono rinchiusi è sempre un carcere, assolutamente non in linea con in linea con le loro caratteristiche etologiche come nessuna condizione di privazione della libertà lo è per nessuna specie.

Infine è stato affrontato il delicato argomento delle adozioni, del percorso di pre-affido e post-affido, delle motivazioni all'adozione e delle competenze di chi si occupa a vario titolo di pre-affidi e quindi della filiera adottiva. Insistere sul pietismo, sul bel gesto non valorizza il cane ma apre la strada a diversi rischi, soprattutto se il cane mostra delle difficoltà. E' necessario promuovere cultura, consapevolezza, conoscenza del cane come soggetto e alterità, non come numero sottratto all'esercito dei randagi o come caso disperato. Si deve responsabilizzare all'adozione consapevole preparando cane e adottante a quella che sarà una relazione, non un atto eroico con cui ci si guadagna il paradiso e i cuori su fb.

La strada è ancora lunga perchè non basterà un cambio culturale, dovremo cambiare le normative e le leggi per tutelare davvero i cani. Ma è evidente che se non cominciamo a fare anche considerazioni etologiche, a formare e informare, se spargiamo allarmismo e viviamo nella logica compulsiva dell'emergenza non arriveremo da nessuna parte, come per altro i numeri di questi anni dimostrano. Solo un lavoro di qualità, di testa e cuore insieme, motivato unicamente dalla volontà di tutelare il benessere dei cani porterà nel tempo a uno scenario più umano. Benessere per noi inteso non unicamente come assenza di dolore e rischio, inteso non come “messa in sicurezza” di un cane ma come garanzia di LIBERTA'. Libertà per ogni essere vivente di essere quel che è, di esprimere i suoi desideri, tendenze e bisogni di specie senza necessariamente essere costretto in una visione umanizzata.

Abbiamo già in programma altre iniziative e progetti che speriamo si possano realizzare al più presto.

LiberaMente Randagi