“Il cane è un animale con un profondo senso sociale, sempre pronto a partecipare alla vita della famiglia e a collaborare con le persone in tutte le attività. Incapace di pensare al singolare, per lui il rapporto ha dei tratti di vicinanza che non sempre noi umani riusciamo a capire del tutto.” (R. Marchesini)
Quella tra uomo e cane è un’antica amicizia nata circa circa 100 mila anni fa come “alleanza di lavoro”. Non è chiaro se questo sodalizio sia nato per intervento diretto dell’uomo che avrebbe raccolto cuccioli di canis lupus permettendogli di adeguarsi alle abitudini umane oppure in modo spontaneo quando i soggetti per loro natura meno aggressivi e diffidenti cominciarono a frequentare le periferie dei villaggi per nutrirsi dei rifiuti. E’ probabile che questi processi si siano verificati entrambi.
I vantaggi per l’uomo erano molteplici: i cani che ancora vivevano ai margini degli insediamenti umani facevano da “spazzini” e avvertivano in caso di predatori o cacciagione.
In seguito cominciarono a seguire l’uomo nella caccia, rendendosi utili con il loro fiuto e la loro velocità. La prima traccia genetica di questo addomesticamento risale a circa 30 mila anni fa e le prime tracce di cani seppelliti negli insediamenti umani o nelle stesse tombe degli individui a 15 mila anni fa.
E’ ormai provato che gli uomini primitivi che sopravvissero diventando nostri antenati crearono un alleanza con il cane. Alcuni teorici evoluzionistici hanno perfino affermato che proprio il rapporto con i cani ha permesso all’homo sapiens di divenire più efficiente nella caccia di quanto non fosse il suo antenato uomo di Neanderthal nella cui storia non c’è traccia della presenza canina.
Questa convivenza è quindi nata e si mantenuta ed evoluta grazie a un’utilità reciproca. I cani erano in grado di fare vari lavori, in base alle loro caratteristiche fisiche e non solo: difendere, cacciare, ricercare e riportare.
Conoscere le ragioni e l’origine della relazione tra uomo e cane ci può aiutare a garantire ai nostri più antichi compagni il rispetto profondo della loro natura e quindi condizioni reali di benessere.
E’ chiaro infatti che siamo entrambi animali sociali e che questo è il motivo per cui ci siamo incontrati. Gli uomini si radunavano in tribù e i cani in branchi, ovvero gruppi strutturati secondo precisi ruoli e compiti; hanno così sviluppato nella loro evoluzione una motivazione a collaborare e una forte motivazione affiliativa, cioè il bisogno di far parte operativamente di un gruppo.
I cani e i nostri antenati sapevano bene che l’unione fa la forza e questo ha garantito la sopravvivenza di entrambi!
Possiamo comprendere quindi come per il cane stare insieme non significhi semplicemente condividere degli spazi e farsi compagnia a vicenda ma collaborare attivamente all’economia del gruppo e avere dei compiti.
La motivazione affiliativa e quella collaborativa sono bisogni fondamentali del cane che se non rispettati possono portare disagio quando non veri e propri problemi comportamentali. Quando parliamo di benessere dobbiamo quindi considerare fondamentale la possibilità per il cane di vivere all’interno del gruppo familiare, in cui rivestire un ruolo e vivere relazioni coerenti e costanti.
Sono queste motivazioni che nel tempo hanno permesso quell’alleanza di lavoro che ha sostenuto l’uomo in tantissime attività e anche se oggi molto spesso i luoghi e i modi in cui facciamo vivere i nostri cani sono lontani dalla loro natura, nel loro sguardo non cambia la domanda che ci riporta all’origine della nostra relazione con loro: “Cosa facciamo?”
Benedetta Ciotoli Educatore Cinofilo SIUA